“E’ stato bello, impegnativo. Nel viaggio – nell’altrove rispetto al quotidiano – emergono gesti e parole nuove. Possono affiorare alla superficie capacità impensate, ma anche limiti e ostacoli. Questo consente di generare nuove risorse e integrazioni. Quello che abbiamo fatto in questi anni è qualcosa di speciale, che ha arricchito sicuramente l’esperienza di tutti”.
Così Cristina e Patrizia, operatrici dell’Area Disabilità della nostra cooperativa, raccontano i viaggi de “I ragazzi del Trolley” – realizzati negli ultimi due anni grazie al contributo della Fondazione CRT.
L’iniziativa era nata in prima istanza dalla Comunità Aurora di Pollenzo, poi è stata estesa a tutte le strutture dell’Area. Oggi il gruppo di “viaggiatori” è composto da 6 ospiti e due operatori. Grazie al finanziamento è possibile pagare le quote delle persone in difficoltà economica, quindi il progetto diventa inclusivo e accessibile in maniera trasversale senza creare discriminazioni.
Per fare un esempio rispetto alle destinazioni, nel 2023 uno dei viaggi ha toccato Treviso, Asolo, Ferrara e altri comuni della zona. Qui gli ospiti hanno trascorso una giornata ospiti della cooperativa Solidarietà che gestisce comunità, gruppi appartamento, un’azienda agricola e un ostello. “Abbiamo mangiato nel centro diurno, ascoltato la spiegazione di come funziona un orto sociale e piantato un piccolo angolo di piante e spezie, che rimarranno lì”, racconta un ospite dei gruppi appartamento. “Sono stati molto ospitali, siamo stati contenti”. Poi Firenze, Bologna, il Lago Maggiore Domodossola. Nel 2024 sarà la volta di Roma, il Lago di Como, Pisa e tanti altri luoghi d’Italia.
Come proseguono Cristina e Patrizia, “la routine della comunità può essere rassicurante ma tende a nascondere alcune capacità o esacerbarne altre. Ad esempio alcuni comportamenti emergono in struttura con maggiore facilità, altri invece compaiono solo in viaggio. La fretta ad esempio è qualcosa che in trasferta tende ad ammorbidirsi. Nei viaggi siamo più pazienti, possiamo rimanere due ore seduti a guardare fuori. Oppure la gestione della frustrazione: aiuta molto rimanere a guardare una cosa bella. Ci mette in contatto con le emozioni in modo diverso e profondo”. E concludono: “Viene in mente uno degli ospiti delle strutture che non aveva mai fatto le scale mobili. A Saint Moritz è riuscito a salire quattro rampe. E’ qualcosa di fantastico. Anche i limiti possono emergere. Durante il progetto ci siamo accorti che alcuni tipi di viaggio non sono adatti ad alcune persone. Queste esperienze servono a restituire un’immagine più complessa della disabilità, entrando con essa in contatto più profondo”.
Oltre ai viaggi sono state realizzate varie operazioni di raccolta fondi, grazie ad attività specifiche come lo spettacolo di magia nel centro Arpino di Bra nelle scorse settimane. Oppure la vendita biscotti, il laboratorio portapenne dipinti dagli ospiti, le vendite di fiori. La finalità del viaggio si unisce dunque all’atto pratico, al gesto creativo di natura artigianale. Un modo per creare dal basso risorse utili a loro volta a genera potenzialità inclusive, a offrire l’opportunità della scoperta a chi altrimenti ne sarebbe sprovvisto.
Progetto Emmaus