“Forse – affermava Rotelli in un dialogo avuto con Benedetto Saraceno e Giovanna Gallio una settimana prima di morire e non ancora pubblicato – si è guardato troppo alla psichiatria e troppo poco alla salute mentale. Guardare alla salute mentale significa andare ben oltre. Vuol dire guardare a come sta la gente e quindi travalicare i confini di malattia/non malattia. Vuol dire parlare di cosa fa star bene e cosa fa star male le persone, e come cercare di far qualcosa per farle stare meno male”.
In questa atmosfera semantica tornano i festeggiamenti in occasione della Giornata della Salute mentale (che ricorre il 10 ottobre) all’interno della cornice di “In viaggio con Arlo”, progetto realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. Quest’anno gli eventi si inseriscono all’interno della terza edizione il “Festival del rumore”, rassegna organizzata dall’associazione “La voce di Elisa” di Savigliano per promuovere la consapevolezza e la difesa della salute mentale, contrastando lo stigma sociale che ne deriva.
L’evento dal titolo “Come buchi nel cielo” è in programma venerdì 4 ottobre, dalle 19 nel centro G. Arpino di Bra. Nella fase iniziale è previsto un momento informale, con il cibo de La Cucina di Pina (cooperativa Alice) e dell’osteria sociale Montebellina e il vino sociale 8Pari (entrambi di cooperativa Progetto Emmaus). Alle ore 21 di disagio mentale giovanile parlerà Antonia Bassignana, fondatrice de La Voce di Elisa, a partire dalla testimonianza che sua figlia Elisa Schininà ha raccontato nel libro “Noi, voci invisibili” (Ed. Le Chateau), insieme a utenti e familiari del progetto “In viaggio con Arlo”.
Spiega Davide Tedesco, referente del progetto: “Sono molto felice di poter realizzare insieme a tante altre persone questa terza edizione di “Come buchi nel cielo”, una manifestazione che cerca di portare il tema della salute mentale nelle piazze, fra la gente comune, perché la salute mentale è un bene collettivo. L’anno scorso avevamo ospitato lo scrittore Marco Rovelli autore di un libro (“Soffro dunque siamo. Il disagio psichico nella società degli individui”) nel quale emergeva in modo evidente la correlazione fra le forme di disagio mentale che stanno mettendo a dura prova i servizi oggi ed il contesto culturale e sociale di riferimento. Una società nella quale la spinta verso la performance e la piena realizzazione di sè secondo un’ottica prevalentemente improntata all’individualismo quali effetti produce, soprattutto nei confronti dei soggetti più fragili e vulnerabili? Senza voler disconoscere la dimensione soggettiva che sta dietro ad ogni forma di sofferenza psichica, la scommessa di progetti come “In viaggio con Arlo” è quella di integrare i percorsi di cura “tradizionali” forniti dagli specialisti con le risorse che le comunità territoriali possono offrire nell’ambito della socialità, del lavoro e dell’abitare. Elementi che compongono quell’approccio bio psico sociale che la maggior parte degli studi recenti indica come il più efficace nel modellare interventi in favore delle persone portatrici di fragilità psichica”.
Antonia Bassignana, socio fondatore de “La Voce di Elisa”, aggiunge: “La nostra associazione si pone come obiettivo principale la presa in carico e la cura del disagio psichico, consapevole che non esiste cura senza una cultura della salute mentale. Ispirati dalle parole di Elisa, ‘noi con disturbi dell’umore esistiamo, usciamo dal coro’, abbiamo dato vita al Festival del Rumore, un evento inclusivo, per tutti e di tutti, che ha lo scopo di fare rumore su un tema spesso taciuto: la salute mentale. Attraverso diversi linguaggi e forme espressive, il Festival è diventato un mezzo per portare avanti i nostri valori, dando voce a un disagio che deve essere compreso e accolto, poiché riguarda ognuno di noi”. Conclude Mara Barcella, psichiatra referente del “Progetto Giovani” dell’Asl Cn1 e vicepresidente de “La Voce di Elisa”: “Il Festival è un viaggio collettivo per rompere il silenzio e costruire una comunità più forte e consapevole, dove la salute mentale non è solo difesa, ma valorizzata e celebrata come parte integrante del nostro benessere. Attraverso incontri ed esperienze condivise cerchiamo di creare insieme un futuro in cui ognuno possa sentirsi accolto, compreso e sostenuto”.
Progetto Emmaus