Franco Basaglia non va dimenticato, perché la sua opera di lotta all’oppressione nel campo della salute mentale e la sua costruzione di nuovi modelli di pensiero, capaci di mettere al centro la persona e restituire dignità ai più fragili, non vada smarrita. Con l’Area Salute mentale della nostra cooperativa negli scorsi mesi siamo stati contattati da Angioletta Cucè del Laboratorio teatrale Albatros per partecipare in modo libero e spontaneo alla serata di proiezione del film “Mario e il cavallo”, in H-Zone ad Alba, in ricordo di Basaglia. Spiegano gli operatori: “Abbiamo pensato di proporre ai residenti delle strutture la possibilità di partecipare. Così un gruppetto di operatori e 3 ospiti hanno portato attraverso racconti di vita personale, letture e poesie quelle che per loro è o è stata la salute mentale. Cosa significa lavorare in questo ambito, com’è essere un “paziente”? Quali sono gli sguardi e le sensazioni di chi vive in prima persona questo mondo?”.
Dice uno dei partecipanti alla serata: “Secondo me oggi Basaglia per i bravi operatori è la base, il punto di partenza per tutti i nostri interventi, a volte senza neanche rendercene conto. Per il modo che si ha nel porsi in relazione, per come sono organizzate le nostre strutture – aperte, tutti hanno le chiavi e libertà di movimento, tutti sono responsabilizzati sulla gestione della “casa” o sulla gestione del budget settimanale). Soprattutto, l’insegnamento di Basaglia si concretizza nella possibilità da parte degli ospiti di definire gli obiettivi del proprio progetto di vita o nel concordare insieme al proprio psichiatra la terapia farmacologica”. E conclude: “Non è tutto perfetto, gli ostacoli sono molti in questo periodo di crisi del sempre più faticante sistema sanitario (budget di salute che non partono, organizzazione dei Dipartimenti di salute mentale pubblici poco flessibile e tanto altro). Nel pubblico le risorse sono poche a fronte di un elevato numero di assistiti e pochi psichiatri. In generale manca la formazione continua e la possibilità di dedicare tempo sufficiente all’apprendimento. Eppure ci sono tanti bravi operatori, giovani e meno giovani, che con energie diverse credono negli insegnamenti di Basaglia e non solo. Abbiamo sicuramente ancora molto lavoro da fare. In un certo senso questo può essere considerato una fortuna, altrimenti il delirio di onnipotenza rischierebbe di prendere troppo spazio”.
Progetto Emmaus