Giunge al termine il progetto “Ti spiego io il bosco”, dedicato alla pedagogia outdooor e all’apprendimento dei bambini attraverso il contatto con la natura. Abbiamo celebrato la fine del percorso – realizzato con il sostegno della Fondazione Crc all’interno del bando “Impegnati nei diritti” – con un convegno a inizio ottobre in cui sono intervenute la psicoterapeuta Charlotte Collin, la pedagogista Sara Castagnotto e Renato Priolo, fondatore del parco didattico Le colline di Giuca, la terapista del Centro di Riabilitazione Ferrero Alice Macciò e la coordinatrice didattica della scuola dell’infanzia Cristina Piampiano.
Spiega la responsabile dell’Area Minori di Progetto Emmaus, Doriana Cencio: “Il percorso aveva come obiettivo la divulgazione del pensiero ecologico, riflettendo sui benefici derivanti dal vivere a contatto con la natura – in particolare per i più piccoli e le loro famiglie. Sono state organizzate gite ed escursioni, serate formative, la “Festa di primavera” con varie realtà del territorio, e nel periodo estivo ha preso vita il “camp nel bosco” con 10 bambini della scuola dell’infanzia: i partecipanti hanno seguito un percorso di pedagogia “outdoor” – a diretto contatto con la natura. Grazie all’arte e ai laboratori creativi è stato possibile costruire giochi e strumenti di esplorazione. Non sono gli insegnanti a porsi nella posizione di esperti, ma al contrario: i bambini vengono considerati come i saggi, gli adulti offrono le proprie competenze ma si pongono in posizione di ascolto e umiltà”.
Oltre alla pedagogista Sara Castagnotto e Charlotte Collin (vedi intervista sotto), anche l’aspetto neuro psicomotorio è stato approfondito grazie all’intervento di Alice Maccio’ (Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva del Centro Riabilitativo Ferrero). Cencio: “In continuità con gli aspetti psicologici e pedagogici è stato interessante confermare come lo sviluppo armonico del bambino passi attraverso vari aspetti e come la educazione outdoor porti a sollecitare e sviluppare aspetti legati alla motricità globale e fine, alle capacità sensoriali, all’aumento delle capacità attentive e di elaborazione del linguaggio”.
Renato Priolo è intervenuto raccontando le origini del progetto “L’ Albero del Fare” e della collaborazione con la scuola dell’infanzia. Si è soffermato sul come negli anni siano cambiate le attitudini genitoriali e di come si senta fortemente il bisogno di riscoprire i tempi lenti e le caratteristiche di un bosco o della natura, affinché i bambini crescano meno condizionati dalle nuove tecnologie che li isolano e sperimentino sempre più la bellezza della scoperta – procedendo per prove ed errori e valorizzando lo stare insieme in natura.
La coordinatrice didattica Cristina Piampiano ha quindi illustrato concretamente attraverso i commenti e le immagini dei bambini l’esperienza fortemente creativa e collaborativa dell’approccio outdoor implementato dalla scuola negli ultimi anni: la curiosità, la fantasia, lo stupore, la competenza linguistica, relazionale e motoria che hanno contraddistinto l’approccio educativo in una sorta di scambio a doppia entrata (insegnante-bambino) e non solo unidirezionale.
Conclude Cencio: “Si ringrazia per la partecipazione e l’intervento il vicepresidente della Fondazione Crc, Francesco Capello, che ha sottolineato l’approccio virtuoso della nostra cooperativa. Un sentito grazie va alle insegnanti e ai bambini che con entusiasmo continuano a vivere intensamente ogni aspetto della vita scolastica , quella “più tradizionale” e quella “più innovativa”.
Il progetto ha visto come partner l’Asl Cn2, il Consorzio socio assistenziale Alba Langhe e Roero e il suo Centro famiglie, la parrocchia del Mussotto, gli istituti comprensivi del Centro Storico e della Sinistra Tanaro e l’associazione Sinergie Outdoor.
ECCO QUANTO FA BENE L’EDUCAZIONE ALL’APERTO: PARLANDO LA PEDAGOGISTA E LA PSICOTERAPEUTA
Ha spiegato la pedagogista Sara Castagnotto, intervenuta nel convegno del 4 ottobre: “Si parla sempre più di quanto faccia bene l’educazione all’aperto ai bambini e alle bambine, di come oggi si possa finalmente anche parlare di educazione alla sostenibilità. Si trascura invece un aspetto altrettanto importante dello stare in natura nei contesti educativi e cioè gli effetti sulla relazione educativa. Si crea una maggiore vicinanza e fiducia, con una maggiore condivisione di fatiche, gioie, avventure e scoperte. Gli adulti sono co-costruttori di sapere, diventano osservatori e accompagnatori veicolando informazioni che la Natura, vera maestra, trasmette ai bambini e alle bambine. Come diceva Einstein “Tutto quello che puoi immaginare, la natura lo ha già creato””.
Prosegue Castagnotto: “In natura i momenti di conflitto e le discussioni diminuiscono, poiché lo stare nel verde stabilizza maggiormente la regolazione emotiva, diminuendo le fonti di stress. Si favorisce maggiormente la collaborazione, il riconoscimento dei bisogni dell’Altro e il senso di umanità, sentendosi parte di un tutto molto più grande di noi. Infine, le esperienze vissute con le figure di riferimento in contesti naturali hanno maggiore percentuale di possibilità di rimanere impresse nella memoria delle bambine e dei bambini, perché avvengono spesso attraverso un apprendimento per scoperta ed esperienziale. I piccoli diventano protagonisti attivi e sviluppano maggiore autostima, possono esperire la propria agency, ricordando con soddisfazione e gioia ciò che hanno appreso”.
Conclude Castagnotto osservando come sia importante iniziare a cambiare il punto di vista nella relazione educativa, stimolare un pensiero “laterale”, curioso e filosofico, consapevoli, noi adulti, che la tradizionale visione del “grande” che trasmette informazioni dall’alto al piccolo risulta ormai ampiamente superata, grazie a ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato sulle competenze dei bambini e sul potenziale del contesto naturale: “Questo cambiamento di prospettiva é possibile ricercando l’integrazione tra educazione indoor e outdoor, fornendo ai piccoli un giardino di crescita il più completo possibile e consapevole”.