Sentii per la prima volta il nome della Cooperativa Emmaus in famiglia. E lo associai immediatamente alle famiglie Bianco e Torchio, cui eravamo legati da profonda amicizia. Ed ovviamente associai il nome a opere di bene. Poi penso di averlo dimenticato per un bel po’.
Riemerse prepotentemente anni dopo quando insieme ad un negozio di dischi mi ritrovai ad accogliere un inserimento lavorativo per poche ore la settimana: corrispondeva alla persona di Stefano Musso.
I nostri cammini si incrociarono e capii che l’opera di bene era in realtà una fatica disgraziata per dare una dimensione umana al mondo dei disabili e dei malati psichici. Per alcuni anni i nostri cammini si affiancarono anche se solo per brevi condivisioni. Fu per me una pietra nello stagno e contribuì a rendere più edificante la mia vita, aprendo al contempo uno squarcio di felicità nella vita di Stefano. Spiraglio che ancora oggi emana luce.
In seguito le cose cambiarono, sia per il Magic Bus che per Stefano. Per fortuna la Coop Emmaus ancora esiste.
Paolo Foglino