Una demografia sempre meno “giovane”, disuguaglianze sociali crescenti e squilibri ambientali sono fattori che rendono difficile la vita di molti anziani, incrementando la predisposizione a patologie oltre che i livelli di solitudine e di isolamento. Perciò in cooperativa nell’ambito della terza età, oltre alla presenza nelle case di riposo con personale educativo per l’animazione, si sono sviluppati nell’ultimo anno due progetti specifici ed innovativi.
La teleassistenza: quando la tecnologia può creare salute
Da ottobre 2021 abbiamo partecipato al progetto di “teleassistenza integrata”, che nasce da un’idea del Consorzio socio assistenziale Alba Langhe e Roero e dell’Unione dei Comuni Langa e Barolo stimolati da un bando della Fondazione Crc, soggetto finanziatore. Il progetto pilota punta ad aumentare, ricostruire e rinforzare i legami e le relazioni tra i soggetti beneficiari, ambisce a ridurre l’isolamento sociale e non si sostituisce al servizio di Assistenza Domiciliare e al ruolo della famiglia di origine. La sperimentazione comprende 24 beneficiari: attraverso un totem (dispositivo elettronico) vengono effettuate videochiamate che mettono in comunicazione l’operatore e 6 anziani. Tale strumento offre la possibilità all’operatore di interagire e monitorare le persone coinvolte, ma permette anche agli utenti di comunicare, conoscersi e confrontarsi tra di loro. Spiega l’operatrice di Progetto Emmaus, Debora Ventura: “Il periodo storico che stiamo attraversando ha inciso molto sulla qualità delle relazioni: è interessante e costruttivo vedere anziani che vivono in paesi diversi stringere un legame di amicizia e scambiarsi il numero di telefono per poter comunicare anche al di fuori delle attività previste dal progetto”. Le attività vengono svolte da operatori diversi, sono partner anche l’AslCn2 e Suism (Struttura universitaria di igiene e Scienze Motorie): quindi anche la natura degli interventi può variare in base all’operatore che la conduce.
“Il progetto consente un costante monitoraggio delle situazioni di fragilità di anziani che vivono soli e in contesti isolati. Lo strumento tecnologico mi permette di raggiungere più persone nell’arco della stessa giornata, attività non fattibile qualora dovessi raggiungerli direttamente al domicilio data la vastità del territorio” dice l’assistente sociale del Consorzio socio assistenziale Nadia Grimaldi.
Alzheimer Cafè
Il secondo progetto è attivo da poco più di un anno a Bra col titolo “Alzheimer Café… e dintorni”, e vede come capofila l’associazione “La Cordata” con la collaborazione di Progetto Emmaus e di altre associazioni del territorio (“Sos Bra aiuta Bra”, associazione “Insieme”, “Arci-Unitre”, oltre all’importante collaborazione con i Servizi Sociali e il Comune di Bra). A guidare il percorso insieme ad alcuni volontari dell’associazione “La Cordata” sono un’assistente sociale, una psicologa e un’educatrice professionale.
Il servizio si rivolge ai caregivers di persone affette dal morbo di Alzheimer (e non solo) e ai malati stessi, che abitano a Bra e nei comuni limitrofi. “L’Alzheimer Café è un luogo informale e accogliente in cui i malati e i famigliari/caregivers possono ritrovarsi e vivere occasioni di socializzazione e sostegno. L’appuntamento è settimanale e dopo un caffè collettivo ci si divide in due gruppi”, dicono gli operatori di Progetto Emmaus. E aggiungono: “I malati, guidati dall’educatrice, svolgono attività di stimolazione e mantenimento delle abilità cognitive, manuali e relazionali con lo scopo di rallentare, per quanto possibile, il decorso della malattia, in un clima che promuova il benessere del singolo all’interno del gruppo”. Nel frattempo il gruppo dei famigliari/caregivers, condotto dalla psicologa e dall’assistente sociale, ha modo e tempo di confrontarsi e condividere le difficoltà vissute quotidianamente, individuando possibili strategie per migliorare situazioni particolari o la gestione di disturbi comportamentali, eventualmente coinvolgendo “esperti” esterni. Fondamentale è la condivisione del carico emotivo dei famigliari per combattere l’isolamento che quasi sempre circonda queste situazioni.
“I partecipanti stanno godendo a pieno di tutti i benefici del progetto” conclude Chiara Adriano, operatrice di Progetto Emmaus. “Si è creato un buon senso di appartenenza che va oltre la solitudine che provoca la malattia, c’è un buon clima di condivisione e sostegno reciproco. E, da parte dei malati, c’è attesa dell’incontro settimanale e una buona partecipazione nelle attività proposte”.
Fino ad ora sono stati coinvolti circa 15 nuclei di famigliari. Il gruppo è sempre in evoluzione, pronto ad accogliere nuove persone che vivono esperienze di malattie neurodegenerative in famiglia e hanno bisogno di un “luogo amico” in cui trovare confronto e conforto. Obiettivo del progetto, oltre a quello di avere una ricaduta positiva sul benessere delle famiglie partecipanti e la creazione di relazioni amicali, è anche quello di sensibilizzare il territorio e creare rete tra associazioni/servizi che si occupano di anziani.
Conclude Luigina Bima, presidente dell’associazione “La Cordata”: “Questo servizio si colloca tra gli interventi psicosociali rivolti alla popolazione anziana con problematiche di disturbi cognitivi a vario livello. Solitamente le risposte che il mondo della medicina può offrire consistono unicamente in misure farmacologiche che aiutano ad alleviare i sintomi, ma che non possono incidere più di tanto sulla vita quotidiana, sul bisogno di socializzazione, di condivisione e di sostegno. Per questo l’associazione “La Cordata”, con la collaborazione di tanti altri, intende continuare ad offrire alla cittadinanza questo servizio, facendolo evolvere e adattandolo sempre meglio alle problematiche presentate dagli utenti”.
Progetto Emmaus