Documentario “Mi chiamo io da solo” che racconta la vita nei nostri Gruppi Appartamento
Mi chiamo io da solo è un attimo di vita spalancata. È un pugno di sorrisi che emerge d’improvviso fra stipiti di porte e usci mai osservati veramente, o fintamente scantonati.Porte che eppure, quotidianamente, si aprono e si chiudono sui nostri pianerottoli, accanto ai giardinetti, ai piani alti e bassi dei nostri condomini. Porte che custodiscono le tante storie dei ragazzi che vivono nei Gruppi Appartamento e ogni giorno, con l’aiuto degli operatori della Cooperativa Sociale Progetto Emmaus, combattono la battaglia più difficile: quella contro se stessi, alla ricerca di un equilibrio e di autonomia sempre maggiore e sempre più efficace.
Storie raccontate sottovoce, un poco biascicate, storie anche problematiche. Che nella loro disarmante semplicità hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, di darsi regole quotidiane per aumentare il gusto della loro libertà e l’armonia della loro indipendenza: la sveglia al mattino, l’impegno sul lavoro, il gioco con gli amici, la condivisione della spesa, dei pasti, i turni delle pulizie e l’arte complicatissima della convivenza.
Perché ogni giorno, all’interno di un Gruppo Appartamento, si compie la più delicata e sottile delle operazione d’amore: quella che vede gli operatori stare accanto e sostenere le persone più fragili facendosi quasi invisibili nel loro operato. Quella che chiama – con pazienza e costanza – le persone alla vita, anche quelle che fanno più fatica, lasciando loro l’orgoglio, la gioia e il diritto di dire: «Mi chiamo io da solo»!
Gabriele Pieroni
Il modello operativo nelle strutture
La prima fase del lavoro che ogni équipe delle diverse strutture intraprende con il nuovo ospite consiste nell’aiutarlo a trovare nella Comunità una “residenza emotiva”.
Solo se la struttura si connota come un luogo emotivamente significativo, con la possibilità di scambi affettivi autentici, può cominciare il vero percorso terapeutico e riabilitativo. Senza confondere la Comunità o il Gruppo Appartamento con la propria casa è però necessario che la stessa non venga vissuta come un asettico luogo di cura o peggio come una erogazione di servizi, pena l’innesco di meccanismi di delega o di rifiuto.
Questi renderebbero impossibile ogni incisivo cambiamento della persona.
Indice dei contenuti:
Riunione ospiti
Attività di gruppo
Iniziative esterne
Progetto terapeutico riabilitativo
Rapporto con la famiglia di origine
Personale qualificato
Riunione ospiti
Attraverso strumenti principali come la riunione ospiti che viene condotta dallo psicologo, o da operatori qualificati, con cadenza settimanale o quindicinale, e la riunione generale, che coinvolge operatori e ospiti (soprattutto nella Comunità Emmaus) si tenta di sviluppare e nutrire l’attitudine al “comunalismo”, ossia quel senso di appartenenza al gruppo/comunità che può in molti casi diventare una delle principali motivazioni al cambiamento. ln particolare, tale componente può attivare potenti meccanismi di auto-mutuo aiuto e contrastare il pericoloso contrapporsi in termini conflittuali del gruppo di utenti e del gruppo operatori.
Uno degli obiettivi è proprio quello di permettere alle persone che sono ospitate in struttura di partecipare attivamente, di assumersi la responsabilità di “prendere la parola” nel gruppo allargato utenti operatori.
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Attività di gruppo
Alcune attività proposte all’interno delle comunità e dei Gruppi Appartamento, vengono utilizzate come occasioni per aumentare le interazioni positive all’interno del gruppo. Possono essere occasionali (es. percorso musicoterapico) o stabili (es. bricolage, sport). Tali attività non si esauriscono nel puro intrattenimento, ma hanno una funzione riabilitativa e terapeutica.
Pertanto viene curata la fase di progettazione condivisione e restituzione ai singoli e al gruppo (ospiti ed operatori) per essere consapevoli dell’apprendimento dalle esperienze fatte. Il pensiero base è che il gruppo ha una funzione fondamentale nel processo di crescita ed individuazione di ognuno.
La cooperativa promuove diverse attività sportive, tra cui il calcio e la pallacanestro. Il gruppo “Lo Special Basket”, nato nel 2013 in collaborazione con l’Associazione SportAbili e l’Olimpo Basket Alba, prevede l’alternarsi di allenamenti e ritrovi sportivi alternati da gite fuori porta e tanto divertimento. Lo special Basket è una pallacanestro adattata, che prevede la presenza sul parquet di squadre miste, composta da soggetti normodotati e da soggetti con vari livelli di difficoltà. L’integrazione, dunque, inizia sul campo di gioco, in cui si condividono sudori e fatiche e in cui si lotta insieme per raggiungere il miglior risultato possibile, e la socializzazione continua anche nel dopo spogliatoio, andando a mangiarsi una pizza insieme e dandosi l’appuntamento per altre uscite di gruppo. Il gruppo calcio di Emmaus nasce nell’estate 2007. La partecipazione entusiasta ad un torneo di calcio a 5 parrocchiale spinge ospiti e operatori a dar vita ad una vera e propria squadra: “I Fallo Tattico”. Presto arrivano le divise ufficiali, qualche pallone e una palestra per gli allenamenti. Nella stagione ‘07/08, al primo anno di partecipazione al torneo interprovinciale “Matti per il calcio” organizzato dalla UISP di Torino, i “Fallo Tattico” ottengono il primo posto in classifica aggiudicandosi così il torneo. Entusiasmo alle stelle da parte dei partecipanti! Ormai siamo già rodati da anni di attività ed è possibile dire che con i suoi 16 ospiti coinvolti, al di là dei soddisfacenti risultati di classifica, questo ci sembra un progetto importante. E’ nato un gruppo di persone, che, provenienti da strutture riabilitative, gruppi appartamento, territorio, si incontrano una volta a settimana e condividono la passione per il calcio e per lo sport in generale. Lo sport vero, quello che significa divertimento, allegria, solidarietà, successo, fatica. Un appuntamento importante che spezza spesso la monotonia in favore di una sferzata di allegria che solo il gruppo sa creare. Partecipare al gruppo calcio per gli ospiti vuol dire guadagnarsi un ruolo e riconoscersi in esso, sentirsi responsabili e coinvolti in un progetto di gruppo, avere degli amici, prendersi cura di sé e del proprio corpo, sudare, fare la doccia, sentire l’appagamento per una giornata vissuta pienamente. Essere uno sportivo significa rispettare regole e ruoli, essere puntuale, prestare attenzione alla propria dieta, riconoscere il proprio corpo e usarlo correttamente. Con il calcio e lo sport in generale si ha l’opportunità di imparare a ripartire dopo una caduta, a non mollare. Fare parte di una squadra significa non esser soli; c’è sempre una mano che ti tira su, un abbraccio, un incoraggiamento. Lo sport di squadra educa alla solidarietà e insegna a far affidamento sugli altri. E’ un insegnamento pratico, lo si impara con l’esperienza, con un linguaggio semplice, comprensibile a tutti perché comune a tutti.
Il laboratorio di falegnameria, con la Piccola Falegnameria Emmaus, sviluppa le potenzialità della persona con disabilità attraverso il “saper fare”, e compatibilmente con le abilità di ognuno, favorisce la possibilità di affrontare un percorso di crescita e recupero delle capacità residue ed integrazione con la collettività locale. Il percorso è nato dall’idea degli operatori che lavorano sui servizi territoriali di Bra, nell’ottica di individuare delle attività manuali che rispondessero alla necessità di alcuni giovani ragazzi, con deficit medio-lievi, di occupare il loro tempo in maniera costruttiva, mettendosi alla prova ma, soprattutto, sviluppando delle loro particolari capacità che in futuro potranno potenzialmente trasformarsi in possibili inserimenti socializzanti o percorsi lavorativi.
Anche il Gruppo Orto vede nell’attività manuale un veicolo importante di crescita e acquisizione di autonomia. Il Laboratorio prevede la partecipazione di alcuni utenti della Comunità Casa Maria Rosa presso alle attività dell’Azienda Agricola di Taliano Giuseppe. Un lavoro che può offrire molteplici opportunità: in una società che va veloce è fondamentale capire che il lavorare insieme per le piccole cose è un modo per vivere meglio.
La sessualità è una dimensione dell’esperienza umana spesso esclusa dai progetti educativi, anche se uno dei presupposti teorici e metodologici irrinunciabili dei progetti per l’handicap si fonda sul concetto di “massima autonomia possibile”. La stessa cosa accade spesso da parte delle famiglie, che non riconoscono questi bisogni nel figlio. Il progetto di educazione alla sessualità e all’affettività nasce da un’esigenza di rispondere alle richieste da parte degli utenti di aiuto nell’essere accompagnati in questa area di autonomia. L’obiettivo è quello di trovare un programma educativo preciso, adattabile alle notevoli diversità di livello cognitivo degli utenti che riesca a contenere un modello molto ampio di “sessualità”: l’esperienza del piacere sessuale, la dimensione relazionale della personalità, le capacità di comunicare e di stabilire buone relazioni interpersonali ed affettive con entrambi i sessi, la capacità di prendersi cura di sé, il senso di responsabilità rispetto al sesso.
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Il Progetto Freeway
Si tratta di un progetto nato nel 2001 sul territorio dell’allora Consorzio INT.ES.A. di Bra con il fine di organizzare spazi di tempo libero per le persone diversamente abili usufruendo degli spazi e delle attività organizzate dal territorio di appartenenza. Inizialmente tutte le attività si svolgevano avendo come punto di ritrovo l’oratorio dei Salesiani, a Bra. Negli anni il progetto si è poi arricchito di nuove sedi, coinvolgendo nuovi utenti e nuove realtà territoriali, appoggiandosi alle parrocchie ed ai volontari che già in esse operavano. Le attività proposte si svolgono prevalentemente nel week end e ad oggi sono presenti 5 sedi: Bra salesiani, Bra S. Giovanni, Cherasco, Cinzano, Sommariva Bosco.
Iniziative esterne
Altro strumento è rappresentato dalle iniziative esterne alle strutture cui le Comunità ed i Gruppi Appartamento partecipano nel loro insieme e che costruiscono una storia condivisa in cui riconoscersi.
Avvalendosi della sua rete di contatti esterni, attraverso un’intensa attività di animazione sociale, la cooperativa seleziona e coinvolge famiglie residenti in città d’arte o località turistiche che offrono la disponibilità ad ospitare nella loro abitazione utenti ed operatori per una vacanza. I viaggi, organizzati in questo modo innovativo, rispondono sia all’obiettivo di realizzare soggiorni piacevoli e sicuri, sia all’obiettivo di dare maggiori opportunità agli ospiti per intessere nuove relazioni personali, sia con ospiti/operatori di altre strutture all’interno della cooperativa, sia all’esterno. Nel 2009 il viaggio ad ospitalità è stato fatto a Roma e ha coinvolto ospiti e operatori di cinque G.A. e sei famiglie ospitanti per quattro giorni.
ll lavoro delle diverse équipes si snoda attraverso momenti formali ed informali di incontro e programmazione sempre centrati al benessere dell’utente che viene preso in carico. Le occasioni informali di scambio si verificano nell’arco di tutta la giornata, dal primo caffé della mattina, alla preparazione dei pasti, alla serata quando l’operatore, libero da compiti gestionali e, talvolta, supportato dalla figura di volontari, può vivere più facilmente, con gli ospiti che lo vogliono, uno spazio non strutturato di incontro.
Gran parte delle comunicazioni più autentiche passano attraverso questo canale: è compito dell’operatore guidare l’ospite ad una elaborazione costruttiva delle problematiche più urgenti, incoraggiandolo ad utilizzare anche gli strumenti formali di aiuto senza tradire il clima confidenziale venutosi a creare.
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Progetto terapeutico riabilitativo
Nel nostro modello operativo il setting coincide con il progetto terapeutico/riabilitativo individuale elaborato nel primi mesi di inserimento, in armonia con il contratto terapeutico concordato tra ospite e Comunità o Gruppo Appartamento. ll fulcro e la base di ogni progetto riabilitativo sono rappresentati dalla riacquisizione della capacità di “prendersi cura” e di autoregolarsi rispetto a scopi ed interessi propri, questo per aumentare l’autostima e il senso di identità dell’ospite (dalla cura del sé alla cura degli spazi condivisi, al “fare” per gli altri). Il progetto terapeutico costituisce il riferimento che continuamente orienta I’agire ed il riflet-tere e prende avvio dalle indicazioni date dall’Ente inviante I’ospite (e con quest’ultimo è concordato e condiviso) e dal sistema famiglia.
L’ipotesi di intervento alla base del progetto terapeutico e riabilitativo viene analizzata, discussa all’interno dell’équipe e con i diversi soggetti interessati. Al termine di questo processo di definizione il progetto assume una forma definitiva e viene validato: a questo punto si procede con l’attuazione. Essendo uno strumento così importante nel guidare gli interventi e le modalità di relazione con I’ospite, ovviamente, non potrà essere statico, anzi sarà suscettibile, in seguito a momenti di verifica stabiliti periodicamente, di revisioni e variazioni. All’interno delle riunioni settimanali di équipe, durante le supervisioni, il gruppo di lavoro si confronta modellando il progetto sulla persona, tenendo conto delle modifiche e delle variabili intervenute durante il percorso riabilitativo.
L’operatore referente dell’ospite è colui che informa e collega tutte le parti interessate (ospite, servizio inviante, famiglia, équipe).
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Rapporto con la famiglia di origine
Altro aspetto importante è il rapporto con la famiglia di origine. Gli operatori si propongono come mediatori fra l’utente e i propri familiari, cercando di abbassare il livello di conflittualità ove presente, di esplicitare i “non detti” intrafamiliari e utilizzando la famiglia come un sistema che può attivarsi con una funzione terapeutica. Si attivano anche cicli di intervento di gruppo a sostegno dei familiari.
Il gruppo Spazio Famiglia è un progetto relativo al sostegno emozionale psicologico di gruppo rivolto ai familiari degli ospiti delle strutture residenziali. E’ stato effettuato un ciclo di incontri a cadenza mensile da due psicologhe della Cooperativa a cui hanno partecipato dieci familiari. Il gruppo di sostegno si è proposto come contenitore delle forti emozioni legate alla vita con un figlio disabile; la condivisione dei problemi,infatti, può aiutare i componenti del gruppo a superare le criticità quotidiane, ma anche a cercare modalità più efficaci nel far fronte alle difficoltà. L’esperienza di gruppo offerta ha avuto come obiettivo un aiuto concreto reciproco attraverso la partecipazione attiva e il confronto costruttivo.
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Personale qualificato
Attualmente le équipes sono composte da personale qualificato: psichiatra, psicologi, educatori professionali, infermieri professionali e operatori socio-sanitari, in un rapporto di oltre 1:1, per i monte ore previsti dalla normativa vigente. Quotidianamente vengono erogate le seguenti ore, struttura per struttura con le figure professionali indicate che si alternano nella turnazione a seconda delle esigenze del momento e della programmazione delle attività:
Inoltre sono attive e frequenti le collaborazioni con professionisti esterni (psichiatri, psicologi, arteterapeuti, musicoterapeuti, danzamovimentoterapeuti, animatori teatrali, fisioterapisti, formatori) che a diversi livelli collaborano con le équipesdelle nostre strutture.
La bassa incidenza del turn overpermette una buona continuità lavorativa ed una reale crescita professionale dei singoli e del gruppo con una possibilità vera di integrazione tra le diverse figure professionali.
Strumento importante di condivisione e confronto dei modelli di lavoro è la riunione d’equipe che si svolge settimanalmente in tutte le strutture.
Il processo di crescita professionale è stato accompagnato ed agevolato negli anni dalle supervisioni che ogni équipe definisce richiedendo la consulenza di professionisti esterni.
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