Facciamo un esperimento: trovate un posto tranquillo e silenzioso, rilassatevi e provate ad isolare tutti e cinque i vostri sensi, provate a non percepire nulla. Scoprirete che è impossibile. Ogni vostro senso è sempre impegnato a percepire qualcosa: i vostri occhi ora stanno leggendo queste righe, al vostro naso arriverà il profumo del pranzo che state cucinando, la vostra pelle percepirà i caldi vestiti che indossate, per quanto l’ambiente sia silenzioso le vostre orecchie ascolteranno il rumore delle auto in lontananza o il cinguettio degli uccelli ed in bocca sentirete ancora il gusto del caffè bevuto mezz’ora fa.
Il nostro corpo è continuamente stimolato dall’ambiente che ci circonda, i sensi ci aiutano ad orientarci, a prevedere ciò che succederà, ad avvertire pericoli o semplicemente a svolgere le nostre azioni quotidiane, ci aiutano persino a dormire. Sfido chiunque ad addormentarsi tra il frastuono del traffico nell’ora di punta in una soleggiata giornata estiva!
Ma i sensi da soli non bastano, ciò che li rende utili è l’interpretazione che involontariamente diamo alle nostre percezioni grazie al nostro bagaglio sensoriale ed esperienziale, in continuo aggiornamento. Un archivio immenso e diverso per ognuno di noi, composto da notizie diverse a seconda del luogo in cui siamo cresciuti, delle situazioni che abbiamo vissuto, dal lavoro che svolgiamo.
E’ proprio in seguito a questo pensiero che tre anni fa abbiamo iniziato a condurre nelle comunità Casa Mariarosa, ad Alba, e Aurora, a Pollenzo, il ‘Laboratorio Sensoriale’ per stimolare le persone con disabilità cognitiva a prendere coscienza dell’ambiente circostante.
La stimolazione sensoriale, anche se artificiale, arricchisce la nostra memoria con rumori, odori, gusti, sensazioni tattili e immagini. Nel tempo abbiamo affrontato l’argomento da vari punti di vista: prima attraverso un approccio ludico, con attività piacevoli che però mettessero in contatto le persone con i loro organi sensoriali, poi, una volta presa coscienza di questi ultimi, il percorso è proseguito affrontando volta per volta un senso diverso. Abbiamo cercato di stimolare le persone a riconoscere gli stimoli riproducendo, dietro una tenda, suoni comuni come il tintinnio del cucchiaino nella tazzina da caffè, l’aspirapolvere, il verso degli animali; abbiamo assaggiato alla cieca cibi buoni come il miele o il cioccolato, ed altri meno buoni come l’aceto o il sale; abbiamo osservato colori, oggetti ed immagini.
All’interno del progetto, abbiamo organizzato la gita a Venasca alla Fabbrica dei Suoni http://www.lafabbricadeisuoni.it/, luogo un po’ magico, dove abbiamo camminato sulla tastiera di un pianoforte, siamo entrati in un grande flauto ed abbiamo esplorato i meandri del suono per capire che cos’è, come si crea e come può emozionarci.
Ora il percorso, progettato dagli educatori Giovanni Ghigo e Patrizia Bonada, richiede un approccio più vero e questo si attuerà in primavera, quando usciremo in ambienti diversi come la città e la montagna per ‘sentire’, con un po’ di consapevolezza in più, gli stimoli sensoriali mescolati e più complessi provenienti da ambienti reali.
E’ questo il ‘senso dei sensi’: imparare ad utilizzare le risorse personali per diventare sempre più consapevoli del mondo che ci circonda.
Giovanni Ghigo, Educatore Professionale